Spese universitarie, come funziona la detrazione?
Detrazione spese universitarie 730: come funziona
Come di consueto non vi è un unico massimale di spesa, ma ve ne sono diversi a seconda dell’area geografica, dell’ateneo e della macro-area disciplinare nella quale si colloca il singolo corso di insegnamenti frequentato dallo studente (alla fine alleghiamo la tabella). Secondo quanto disposto a suo tempo dalla riforma renziana della “buona scuola” (Legge 107/2015), la detrazione del 19% sulle spese d’istruzione è stata incanalata su un doppio binario: da una parte ci sono infatti le spese per l’università (statali e non), dall’altra quelle per le scuole primarie e secondarie.
Per queste ultime il vecchio discrimine fra istituti statali e parificati (privati) è venuto a decadere, difatti, secondo il vecchio regolamento, la detrazione sui contributi pagati alle scuole parificate era ammessa entro il limite di quelli pagati alle scuole statali, mentre adesso, indipendentemente dal livello d’istruzione ricevuta e dall’istituto frequentato (non importa se privato o statale), la detrazione del 19% viene comunque calcolata entro un tetto uniforme di spesa pari a 800 euro.
Detrazione spese universitarie 730: differenza fra atenei statali e privati
Viceversa, per quanto riguarda le spese universitarie, il discrimine fra atenei statali e privati è stato mantenuto, ma è venuto a decadere (almeno in parte) il requisito dell’affinità tra lo specifico corso di laurea frequentato nell’ateneo privato e quello invece tenuto nell’ateneo statale più vicino, in virtù del quale chi frequentava un’università privata avrebbe dovuto, per poter detrarre le sue spese, informarsi sulle tasse dovute nell’università statale più vicina ed affine.
Adesso infatti le spese sostenute nelle università private sono detraibili “in misura non superiore a quella stabilita annualmente per ciascuna facoltà universitaria con decreto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca tenendo conto degli importi medi delle tasse e dei contributi dovuti alle università statali”.
Ecco perché ogni anno il MIUR aggiorna con un decreto ad hoc le soglie massime di spesa detraibile per chi frequenta università “non statali”. Come accennavamo, ci sono dei massimali distinti a seconda delle zone territoriali in cui ha sede l’ateneo (Nord, Centro o Sud-Isole), e al tempo stesso in relazione alle quattro macro-aree disciplinari ove si colloca il corso, vale a dire area Medica, Sanitaria, Umanistico-Sociale o Tecnico-scientifica.
Detrazione università: le soglie massime di spesa
Quindi, per l’esattezza, ecco qui la tabella contenente gli importi massimi di spesa detraibile nel 730/2023, relativamente all’anno 2022:
Nord | Centro | Sud e Isole | |
Area Medica | € 3.900 | € 3.100 | € 2.900 |
Area Sanitaria | € 3.900 | € 2.900 | € 2.700 |
Area Tecnico-scientifica | € 3.700 | € 2.900 | € 2.600 |
Area Umanistico-Sociale | € 3.200 | € 2.800 | € 2.500 |
Per quanto riguarda invece i corsi post-laurea:
Nord | Centro | Sud e Isole | |
Corsi di dottorato, di specializzazione e master universitari di primo e di secondo livello. | € 3.900 | € 3.100 | € 2.900 |
FONTE CAF ACLI