Irpef, flat tax, no tax area: riforma fiscale entro 2 anni
Con il varo della Legge-delega nel Cdm del 16 marzo, il Governo ha posto le fondamenta del lungo iter legislativo che porterà all’approvazione della riforma fiscale. Un percorso che si annuncia per lo meno di due anni, visto che dopo l’ok parlamentare al disegno di Legge-delega partirà la fase successiva dei singoli decreti attuativi. “Entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge – spiega la nota stampa di Palazzo Chigi – il Governo è delegato e emanare uno o più decreti legislativi di organica e complessiva revisione del sistema fiscale. Inoltre, sarà effettuato il riassetto delle disposizioni di diritto tributario in modo da raccogliere le norme in Testi unici per tipologia di imposta e da redigere uno specifico Codice”. In parole povere il testo approvato ieri non porterà nessun cambiamento nell’immediato: è solo (si fa per dire) una sorta di “carta costituente” depositaria delle linee guida “ideali” su cui poi si baseranno le norme tecniche vere e proprie nei diversi ambiti fiscali toccati dalla riforma, primo su tutti il sistema IRPEF.
Riforma fiscale: IRPEF da 4 a 3 aliquote
Già dal prossimo anno, infatti, l’IRPEF potrebbe essere nuovamente ridisegnata rispetto all’attuale suddivisione introdotta con la Legge di Bilancio 2022. L’anno scorso la manovra del governo Draghi portò da cinque a quattro i gradoni della scala di tassazione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche: fino al 2021 si erano avute appunto cinque aliquote pari al 23, 27, 38, 41 e 43 per cento, mentre dal 1° gennaio 2022 (ma con effetti pratici nei 730 del 2023, cioè adesso) quei cinque scaglioni sono diventati quattro, con aliquote al 23, 25, 35 e 43 per cento.
Riforma fiscale: flat tax per tutti
Quindi cosa accadrà? “Con la riforma dell’IRPEF – si legge nel comunicato del MEF – si garantisce l’equità orizzontale, attraverso la riduzione della pressione fiscale, passando da 4 a 3 aliquote e con l’obiettivo della flat tax per tutti. Inoltre viene garantita la razionalizzazione e semplificazione dell’intero sistema IRPEF (redditi agrari, fabbricati, finanziari, da lavoro dipendente, autonomo, d’impresa e diversi). La delega prevede anche la revisione delle tax expenditures, (oggi più di 600 voci), il riordino delle aliquote Iva e l’equiparazione della no tax area per lavoratori dipendenti (8174 euro e pensionati 8500 euro)”.
In queste poche righe è dunque sintetizzata un po’ tutta la ragion d’essere della riforma, ovviamente in relazione al pianeta IRPEF, da cui emerge senza mezzi termini il trampolino (costituzionale? viene da chiedersi) verso la flat tax. A quanto scrivono infatti gli addetti stampa di via XX settembre, il futuro passaggio a un’IRPEF ancora più slim basata su tre sole aliquote, non sarà un approdo definitivo bensì una transizione di avvicinamento per approdare, stavolta sì, al reale scopo vagheggiato dall’Esecutivo, cioè una mega tassa piatta applicata all’intera platea di contribuenti.
Che ciò sia fattibile è tutto da vedere, soprattutto in virtù del principio costituente della progressività dell’imposta (ciascuno paga in rapporto a quanto ha), a meno che la futura flat tax non venga corredata da tutto un sistema di contrappesi agevolativi destinati alle sole fasce più povere, cui corrisponda dall’altra parte una totale (o quasi) assenza di sconti fiscali per le fasce più abbienti; cioè in pratica, posto che tutti debbano essere tassati con l’imposta flat pari a X o Y, a quel punto le fasce più ricche sarebbero chiamate a pagare tutta o quasi l’imposta lorda, mentre gli altri godrebbero di profonde agevolazioni.
Riforma fiscale: taglio su tax expenditures
Messo da parte il discorso sulla flat tax, emerge anche la “revisione” – in passato invocata come “riordino” – sulle cosiddette “tax expenditures”. Sta di fatto che il senso pratico è quello del taglio sulle voci di crediti, detrazioni e deduzioni che chiaramente comportano minori entrate per le casse dello Stato. Un taglio che di fatto avverrebbe “accorpando” in un numero minore di voci la realtà spezzettata di molteplici tax expenditures, discorso anche questo che si perde nella notte dei tempi, visto che ormai sono anni che ciclicamente riemerge come una delle condizioni necessarie da affrontare in seno a una papabile riforma dell’IRPEF.
Riforma fiscale: stessa no tax area per dipendenti e pensionati
La nuova imposta sarebbe inoltre più “democratica” sotto l’aspetto della no tax area (la soglia reddituale entro cui si è esenti da tassazione), che secondo i piani del disegno di legge dovrebbe appunto essere livellata sui valori di 8.174 e 8.500 euro rispettivamente per dipendenti e pensionati. Un ultimo aspetto da rimarcare, e che desta sicuramente curiosità, è quello del “riconoscimento della deducibilità, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato”, il che dovrebbe significare in buona sostanza la possibilità di dedurre dal reddito lordo una quota riconducibile alle spese di trasporto (trasporti o benzina) sostenute giornalmente per raggiungere i luoghi di lavoro.
FONTE CAF ACLI