Compensi sportivi: flat tax scatta oltre 10.000 euro
Attenzione a chi nel 2018 ha percepito compensi sportivi dilettantistici, perché a partire dallo scorso anno (quindi con effetto dalle dichiarazioni del 2019) la soglia di tassazione scatta solo dai 10.000 euro in su, mentre prima partiva da un ammontare di 7.500 euro annui. Il legislatore ha quindi introdotto un rialzamento dell’area esente che si traduce in un vantaggio fiscale di rilievo per chi potrebbe aver superato i 7.500 euro. Per altro i compensi sportivi dilettantistici prevedono una tassazione doppio-strato, perché al di là dei 10.000 euro, ma restando entro i 30.658, l’imposta (per usare un termine in voga) resta “flat” al 23%, mentre diventerebbe ordinaria – coi ben noti criteri di progressività Irpef – se i compensi fossero superiori a 30.658 euro annui.
Per l’esattezza sono soggetti a un regime fiscale di favore i rimborsi forfettari, i premi e i compensi erogati nell’esercizio di attività sportive dilettantistiche dal CONI, dalle Federazioni sportive nazionali, dall’UNIRE, dagli enti di promozione sportiva e da qualsiasi altro organismo che persegua finalità sportive dilettantistiche, nonché le indennità di trasferta e i compensi di co.co.co. di carattere amministrativo di natura non professionale resi in favore di società e associazioni sportive dilettantistiche.
Ora, riguardo allo sportivo dilettante, non esiste una norma specifica che stabilisca i contenuti e le modalità delle attività cosiddette “dilettantistiche”. Di conseguenza, quando nello sport si parla di dilettantismo, si vuole intendere quel tipo di esercizio fisico per il quale la Federazione di appartenenza non ne abbia formalmente previsto una modalità di possibile esercizio professionistico all’interno del proprio statuto. La tassazione agevolata è dunque applicabile ai compensi erogati alle seguenti figure:
- atleti, allenatori, arbitri e giudici di gara dilettanti;
- istruttori;
- massaggiatori;
- dirigenti che svolgono funzioni non retribuite in base a norme organizzative interne ma indispensabili alla realizzazione della manifestazione sportiva dilettantistica;
- soggetti che intrattengono in favore di società ed associazioni sportive dilettantistiche rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di carattere amministrativo/gestionale di natura non professionale (ad esempio personale di segreteria; istruttori sportivi; dirigenti sportivi che prestano la loro opera in favore dell’associazione; addetti agli impianti quali custodi, giardinieri etc.).
Vediamo allora con più precisione come funziona il meccanismo della tassazione sui compensi dilettantistici. Esiste anzitutto la prima soglia di reddito che, se non oltrepassata, garantisce l’esenzione da qualunque imposta. Parliamo appunto dei compensi annui elevati da 7.500 a 10.000 euro dalla manovra del 2018. Praticamente una no tax area in piena regola.
Andando avanti troviamo il secondo livello che prevede invece, per quei compensi che eccedono la precedente soglia dei 10.000 euro, ma non oltrepassano quella di 30.658,28 euro, l’applicazione di una ritenuta fissa alla fonte pari al 23%, che di fatto fa pensare un po’ a una flat tax. Ipotizzando quindi che un atleta non professionista abbia percepito nel 2018 compensi sportivi per 15.000 euro, ecco che la società erogante andrebbe a trattenere dalla sua paga, per poi versarli all’erario, 1.150 euro, vale a dire il 23% dei 5.000 euro eccedenti la soglia esente dei 10.000.
Vi è infine il terzo livello che porta direttamente alla tassazione ordinaria – con in più l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi – quando i compensi erogati scavallano il limite di 30.658,28 euro. In questo caso, ferma restando comunque l’esenzione fino a 10.000 euro, non solo verrà applicata la ritenuta d’imposta del 23% sui 20.658,28 euro che “intercorrono” fra 10.000 e 30.658,28 euro, ma verrà anche applicata una seconda ritenuta, sempre del 23%, questa volta a titolo di acconto, sulla quota eccedente i 30.658,28 euro.