Entro il 31 ottobre la scelta per l’8, il 5 e il 2 per mille
Buone notizie per chi nel 2023 ha effettuato opere detraibili col Superbonus, ma che senza l’intervento della Manovra 2025 non avrebbe forse potuto detrarre per intero nell’arco di soli 4 anni a causa del rischio di incapienza fiscale. Il testo infatti della Legge di Bilancio, già varato in Consiglio dei Ministri e adesso trasmesso alla Camera dopo la firma di Sergio Mattarella, inserisce un importante “errata corrige” sul regolamento della super-detrazione che però oramai di “super” ha davvero poco, essendo stata declassata prima al 90 e poi al 70 per cento, e per di più in attesa dell’ulteriore scalo al 65% già in programma per il 2025.
In ogni caso, per le opere eseguite e pagate nel 2023, su cui il Superbonus prevedeva un periodo di rateizzazione fiscale di 4 anni – cioè 4 rate annuali di pari importo nelle quali suddividere l’intero bonus tramite la dichiarazione dei redditi –, interviene adesso la Manovra 2025 allungando da 4 a 10 anni il periodo di “consumo” della detrazione, quindi con rate molto più contenute e spalmate su un periodo più esteso, ma se non altro più alla portata di quei contribuenti che avendo redditi e imposte non troppo elevati non avrebbero potuto usufruire (appunto per incapienza dell’imposta) di tutta la detrazione potenzialmente spettante, perdendone così delle quote considerevoli lungo il tragitto.
Il provvedimento, se confermato nel testo definitivo da pubblicare in Gazzetta entro fine anno, farebbe dunque il paio con quello già disposto nel 2023 dal decreto Cessioni in riferimento alle spese di Superbonus sostenute nel 2022, ultimo anno per cui è stata applicata la maxi aliquota del 110%, prima appunto che iniziasse a calare. Anche per quelle spese, infatti, era intervenuta la norma in base alla quale il periodo di consumo dell’intera detrazione, ovviamente per coloro i quali avessero scelto la via classica della rateazione nel 730 anziché la cessione del credito o lo sconto in fattura, si allungava da 4 fino a 10 anni.
La ratio era la stessa che abbiamo già spiegato sopra: permettere cioè ai contribuenti con imposte incapienti di spalmare il bonus fiscale lungo un periodo più esteso in modo tale da assorbirlo tutto e non solo in parte. Queste persone, se avessero dunque voluto optare per la rateazione decennale anziché entro il quadriennio, avrebbero dovuto effettuare la scelta nella dichiarazione di quest’anno, 730 o REDDITI 2024, per essere contraddistinti da chi, optando invece per la rateazione canonica in 4 anni, avrebbe inserito il bonus nella dichiarazione 2023 relativa al 2022. Per inciso l’opzione è ancora possibile, non essendo ancora scaduta la presentazione del REDDITI 2024 il cui termine è fissato al 31 ottobre.
Tornando allora alle spese 2023, per cui la Manovra introduce questa riproposizione “retroattiva” del Superbonus rateizzato in dieci anni, bisognerà capire come la norma verrà effettivamente messa in pratica. Con tutta probabilità c’è da aspettarsi che la soluzione sia uguale a quella già adottata per le spese 2022, cioè la possibilità di scegliere nella dichiarazione dei redditi 2025 la dilazione in 10 anni, facendo appunto riferimento alle spese 2023, in deroga al cosiddetto principio di cassa. Resta il fatto che la norma (sempre se confermata, ribadiamo) arriverebbe comunque in ritardo rispetto alle dichiarazioni 2024, dove i contribuenti verosimilmente avranno già iniziato a detrarre il Superbonus 2023 calcolato su 4 anni. È quindi probabile che essendo già stata inserita la prima rata delle spese 2023 nelle dichiarazioni di quest’anno, tutta la detrazione restante – per chi volesse optare per i 10 anni – verrebbe ricalibrata da capo, stavolta in funzione di 10 rate e non più di 4.
FONTE CAF ACLI