Superbonus 2023: verso l’abbassamento da 110 al 90%
Di certo c’è che il Superbonus resterà anche il prossimo anno, il come però è tutto da vedere. Il restyling della maxi detrazione su interventi energetici-antisismici emerso dalla bozza del Decreto Aiuti-quater – approvato il 10 novembre dal Consiglio dei Ministri – ne offre infatti un’immagine molto diversa da quella cui eravamo abituati. Coi lavori per la manovra alle porte, la scelta dell’esecutivo è stata quella di alleggerire il già gravoso cantiere della Legge di Bilancio dalle operazioni sul Superbonus, canalizzandole appunto nel pacchetto Aiuti-quater. Ciò non toglie che il 110% resti un dossier caldissimo sul tavolo del Governo, visto che l’agevolazione, secondo le stime del ministro Giorgetti, è arrivata a costare circa 40 miliardi in più rispetto alle stime con cui era partita. Il succo, in buona sostanza, è quello di un maxi sconto da “raffreddare”, ridimensionando da una parte le percentuali di agevolazione economica e applicando dall’altra delle soglie selettive di accesso.
Per farci un’idea chiara su quale Superbonus troveremo a partire dal prossimo gennaio, dovremo attendere che l’esame parlamentare sul Dl Aiuti-quater faccia il suo corso. Ciononostante, proviamo comunque a “fotografare” la trasformazione del Superbonus se, per assurdo, già oggi diventasse legge. Tanto per cominciare il testo propone dal prossimo 1° gennaio un abbassamento trasversale dello sconto dal 110 al 90 per cento. Da notare che questo potrebbe comportare un notevole cambio di prospettiva per condomìni e famiglie intenzionati a eseguire interventi di Superbonus sui quali, secondo la vecchia agenda, sarebbe stata applicata la misura del 110% fino al 31 dicembre 2023.
Sono previste però delle eccezioni: ovvero la quota del 110% rimarrebbe in vigore nel 2023 per due specifiche categorie. Da un lato infatti manterrebbero la possibilità di applicare il 110% per tutto il prossimo anno coloro che alla data di entrata in vigore del Dl Aiuti-quater (cioè alla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ipotizzata ad oggi per il 25 novembre) avessero già effettuato delibera condominiale e comunicazione di inizio lavori al Comune (Cila) o presentato la documentazione necessaria negli interventi di demolizione e ricostruzione; manterrebbero inoltre il beneficio pieno del 110% – ma in questo caso si tratterebbe di una proroga a tempo limitata al 31 marzo 2023 – anche i possessori di villette/edifici unifamiliari che abbiano documentato il completamento del 30% dei lavori entro lo scorso 30 settembre.
Ricorderete che per quest’ultima categoria era stata già istituita una proroga che aveva spostato dal 30 giugno al 30 settembre 2022 la data limite entro cui completare il 30% dell’intervento, così da potersi assicurare la possibilità di applicare fino al 31 dicembre 2022 l’aliquota del 110%, che appunto da gennaio 2023 non sarebbe stata più valida sulle villette unifamiliari. Con questa ulteriore proroga, invece, i privati possessori di edifici unifamiliari potrebbero estendere di altri tre mesi il tempo dei lavori, prolungandoli così fino al 31 marzo 2023 con la certezza di poter detrarre i costi al 110%.
Per tutti gli altri, infine, cioè per gli edifici o villette unifamiliari i cui titolari volessero effettuare dei lavori di Superbonus nel 2023, l’aliquota sarebbe quella ribassata al 90% secondo il Decreto Aiuti-quater, oltretutto con una doppia limitazione: il 90% sarebbe infatti applicabile alle sole opere riguardanti edifici utilizzati come abitazione principale, e la sua applicazione verrebbe circoscritta a quei contribuenti che non superino una certa soglia di reddito. Ora però nel pratico, il calcolo di questa soglia – che il decreto individua a 15.000 euro – è in realtà tutto da vedersi, perché in base alla logica emersa dalla norma non sarebbe né una soglia vincolata all’ISEE né al valore assoluto del reddito lordo/netto che si evince dalla CU o dal 730.
In pratica si tratterebbe di una somma di tutti i redditi del nucleo familiare (presumiamo redditi ai fini IRPEF) divisa per un certo coefficiente determinato dal numero di membri del nucleo stesso, cioè in buona sostanza un valore ricavato dal rapporto fra reddito e componenti, che per poter dare accesso all’agevolazione non dovrebbe appunto superare quota 15.000 euro. Non siamo però che all’inizio di questo cambio-pelle del Superbonus, vedremo quindi volta per volta le novità che emergeranno dalle modifiche in Parlamento.