Contagi sul lavoro da Covid-19: i dati Inail al 31 marzo 2021
A distanza di più di un anno dal diffondersi della pandemia, i casi di contagio sul lavoro raggiungono numeri ancora significativi. L’ultimo report pubblicato dall’Inail illustra la situazione al 31 marzo 2021. A questa data ammontano a oltre 156.000 le denunce pervenute all’Istituto da gennaio del 2020, che corrispondono a circa un quarto del totale degli infortuni denunciati dal gennaio 2020. Le morti da Covid-19 segnalate all’Inail sono 551, ovvero ben un terzo del totale dei decessi sul lavoro.
Nonostante le misure di distanziamento sociale e l’utilizzo dei dispositivi di protezione, il contagio sul lavoro è ancora un rischio che non va sottovalutato.
Il settore della Sanità – ospedali, case di cura e residenze per anziani – rimane il più colpito (67,5% dei casi denunciati). Segue il settore dei lavoratori della pubblica amministrazione con il 9,2% dei contagi. Tra gli altri settori più colpiti vi sono: i servizi di supporto alle imprese – vigilanza, pulizie, call center – con il 4,4%; il settore manifatturiero – addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, stampa, alimentare – con il 2,8%; le attività di servizi di alloggio e ristorazione e le attività di trasporto e magazzinaggio, in entrambi i casi con il 2,5% dei casi; seguono altre attività di servizi, quali pompe funebri, lavanderie, parrucchieri, centri benessere, commercio all’ingrosso e al dettaglio, consulenti del lavoro, logistica aziendale, ecc. con percentuali tra l’1,8% e l’1,9%.
E’ bene precisare che tutti i lavoratori, a prescindere dal settore di appartenenza, sono potenzialmente a rischio, sia nell’ambiente di lavoro che durante il tragitto di andata e ritorno dal luogo di lavoro. Pensiamo ad esempio a tutti coloro che lavorano a contatto con il pubblico, ma anche a situazioni in cui il contagio può avvenire tra colleghi.
Preoccupa il fatto che la “seconda ondata” pare aver avuto un impatto ancor più intenso della prima, anche in ambito lavorativo: infatti, il periodo ottobre 2020 – marzo 2021 incide per il 66,1% sul totale delle denunce di infortunio da Covid-19, mentre la percentuale si attestava sul 30,6% nel trimestre marzo-maggio 2020. Non è da escludere che questi dati siano anche la conseguenza di alcuni fattori, quali: la tendenza attuale a denunciare sin da subito l’avvenuto contagio come infortunio e non malattia comune, come avvenuto in molti casi durante la prima ondata; la maggiore facilità a escludere occasioni di contagio extra-lavorative, date le misure di contenimento ora adottate rispetto all’inizio della pandemia.
A questo proposito, ricordiamo che per i contagi avvenuti sul lavoro, seppur inizialmente gestiti come malattia comune, è ancora possibile ottenere il riconoscimento come infortunio e di conseguenza il diritto alle tutele spettanti, come l’indennità per il periodo di astensione dal lavoro e l’indennizzo di eventuali danni permanenti.
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